Vitamina D, cosa c’è di nuovo “sotto il sole”?

La vitamina D è al centro di un dibattito scientifico importante per la prevenzione di diverse malattie. Nel Giugno 2024, la Endocrine Society ha pubblicato nuove linee guida cliniche che forniscono raccomandazioni dettagliate sull’uso della vitamina D per ridurre il rischio di malattie in varie popolazioni. Questo articolo confronta queste nuove raccomandazioni alla luce anche della Nota 96 dell’AIFA con cui viene disciplinata l’erogazione del farmaco a carico dello stato, con l’obiettivo di chiarire come gestire al meglio l’integrazione di vitamina D.

La vitamina D è fondamentale per la salute delle ossa e del sistema immunitario. Viene prodotta dal corpo attraverso l’esposizione solare e può essere assunta tramite alimenti e integratori. Tuttavia, molti fattori, tra cui la scarsa esposizione al sole, l’età avanzata, la pigmentazione cutanea scura, e l’obesità, possono ridurre la capacità del corpo di produrre vitamina D, aumentando il rischio di carenza.

Il Boom della vitamina D

Il dibattito relativo alla vitamina D negli ultimi decenni si è basato principalmente su tre questioni chiave:

  1. Ruolo della Vitamina D, mai chiaramente stabilito, nella prevenzione di una vasta gamma di patologie croniche, da quelle cardiovascolari al cancro;
  2. Livelli ottimali di Vitamina D da mantenere per una buona salute;
  3. Uso dei test diagnostici (esami del sangue) per la valutazione dei livelli di Vitamina D;

Diversi studi hanno proposto target di Vitamina D differenti, portando ad una notevole variabilità nelle raccomandazioni insieme ad una crescente diffusione dell’utilizzo di Vitamina D come supplemento alla dieta.

Secondo i dati disponibili, il consumo di integratori di vitamina D è aumentato drasticamente negli ultimi due decenni. Negli Stati Uniti, per esempio, il National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) ha mostrato che l’uso di supplementi di vitamina D da 1000 IU o più al giorno è passato dallo 0,3% nel 1999-2000 al 18,2% nel 2013-2014. Questo incremento riflette sia la crescente consapevolezza dei potenziali benefici della vitamina D sia le raccomandazioni di vari gruppi sanitari che hanno promosso l’uso di integratori per prevenire carenze, soprattutto nei mesi invernali o in gruppi a rischio.

Tuttavia, questo aumento ha anche sollevato preoccupazioni tra i professionisti della salute riguardo alla possibilità di sovra-supplementazione, che può portare a effetti collaterali indesiderati, come ipercalcemia o danni renali. Di conseguenza, il dibattito continua su quale sia il livello ottimale di integrazione e su chi ne abbia effettivamente bisogno.

Ma è veramente necessaria?

A cosa serve la Vitamina D?

La vitamina D svolge numerosi ruoli cruciali nel corpo umano:

Metabolismo Osseo: La vitamina D è essenziale per la salute delle ossa, poiché regola l’assorbimento di calcio e fosforo dall’intestino, vitali per la mineralizzazione ossea. Essa stimola la formazione di nuovo tessuto osseo, aiutando a mantenere la densità e la forza delle ossa e prevenendo disturbi come osteoporosi e osteomalacia.

Regolazione del Sistema Immunitario: La vitamina D modula la risposta del sistema immunitario, contribuendo a difendere l’organismo da infezioni e malattie autoimmuni. Aiuta a mantenere una risposta immunitaria equilibrata.

Salute Muscolare: Contribuisce alla funzione muscolare, migliorando la forza e la performance muscolare e riducendo il rischio di cadute, particolarmente negli anziani.

Supporto alla Funzione Cardiovascolare: Alcuni studi suggeriscono che la vitamina D possa avere un effetto protettivo sul cuore e sui vasi sanguigni, anche se le evidenze non sono ancora completamente definitive.

Regolazione dell’Umore e Funzione Cerebrale: La vitamina D è coinvolta nella regolazione dell’umore e può avere un impatto sulla salute mentale, contribuendo a prevenire condizioni come la depressione.

Quali sono le fonti di Vitamina D?

Esposizione al Sole:

La pelle produce vitamina D quando è esposta ai raggi solari. Tuttavia, il tempo necessario varia in base a fattori come la stagione, la latitudine e il tipo di pelle. In generale, è consigliabile esporsi al sole per 10-30 minuti al giorno, a seconda delle condizioni specifiche.

Alimentazione:

Alcuni alimenti sono ricchi di vitamina D, come i pesci grassi (salmone, sgombro), il fegato, i tuorli d’uovo e i cibi fortificati come latte e cereali.

Integratori:

In alcuni casi, può essere necessario assumere integratori di vitamina D, specialmente per coloro che hanno difficoltà ad esporsi al sole o che hanno bisogni aumentati di questo nutriente.

Quali sono i livelli ottimali di Vitamina D?

Come detto, il dibattito è molto acceso sull’utilità del monitoraggio dei livelli di Vitamina D. Tuttavia le linee guida sono concordi sui seguenti target:

CarenzaInsufficienzaOttimaleElevataIntossicazione
< 20ng/mL20-29ng/dL30-50ng/dL50-100ng/dL>100ng/dL
Livelli inferiori a 20 ng/mL sono considerati carenti e possono aumentare il rischio di malattie ossee come il rachitismo nei bambini e l’osteomalacia negli adulti.Livelli compresi tra 20 e 29 ng/mL sono considerati insufficienti, il che potrebbe non essere sufficiente per mantenere una salute ossea ottimale.La maggior parte degli esperti considera ottimali i livelli compresi tra 30 e 50 ng/mL per una buona salute ossea e generale. Questo intervallo è associato a un rischio ridotto di malattie ossee e a una funzione immunitaria ottimale.Livelli tra 50 e 100 ng/mL sono generalmente considerati sicuri, ma non ci sono prove che portino a benefici aggiuntivi rispetto all’intervallo di 30-50 ng/mL Livelli superiori a 100 ng/mL possono essere potenzialmente tossici e portare a ipercalcemia (eccesso di calcio nel sangue), con sintomi come nausea, vomito, debolezza e problemi renali.

Quali sono i sintomi della carenza di Vitamina D?

La carenza di vitamina D può manifestarsi con una serie di sintomi, alcuni dei quali possono essere piuttosto sottili e facilmente trascurati. Ecco i sintomi più comuni associati alla carenza di vitamina D:

  • Debolezza Muscolare: La vitamina D è essenziale per il funzionamento muscolare. La sua carenza può causare debolezza muscolare, rendendo difficile svolgere attività quotidiane.
  • Dolore alle Ossa e Alle Articolazioni: La vitamina D aiuta il corpo ad assorbire il calcio, che è fondamentale per la salute delle ossa. La sua carenza può causare dolore alle ossa, osteomalacia (rammollimento delle ossa) negli adulti e rachitismo nei bambini.
  • Affaticamento: Sentirsi stanchi o affaticati senza una ragione apparente può essere un segnale di carenza di vitamina D.
  • Depressione: Alcuni studi hanno suggerito un legame tra bassi livelli di vitamina D e depressione, specialmente nei mesi invernali, quando l’esposizione al sole è ridotta.
  • Ridotta Densità Ossea: A lungo termine, la carenza di vitamina D può portare a una riduzione della densità ossea, aumentando il rischio di osteoporosi e fratture, specialmente negli anziani.
  • Calo della Forza del Sistema Immunitario: La vitamina D è importante per la funzione immunitaria. La sua carenza può aumentare la suscettibilità alle infezioni, come le infezioni respiratorie.
  • Guarigione Lenta delle Ferite: La vitamina D svolge un ruolo nella rigenerazione dei tessuti. Una sua carenza può rallentare la guarigione delle ferite.
  • Cambiamenti di Umore: Oltre alla depressione, la carenza di vitamina D può essere associata a sbalzi d’umore e irritabilità.
  • Perdita di Capelli: In alcuni casi, la carenza di vitamina D è stata collegata a una perdita di capelli maggiore del normale.

La valutazione spetta dunque al medico.

Cosa dicono le nuove linee guida sulla Vitamina D?

Le nuove linee guida della Endocrine Society pubblicate nel Giugno 2024 definiscono dei nuovi criteri per la valutazione del paziente con bassi livelli di Vitamina D.

Negli ultimi anni, gli esperti hanno esaminato attentamente l’uso della vitamina D per capire se possa davvero prevenire alcune malattie, adottando un approccio molto rigoroso per valutare le prove disponibili. Invece di concentrarsi su indicatori indiretti, come l’assorbimento di calcio o i livelli di un ormone chiamato PTH, si sono focalizzati su risultati che contano davvero per la salute delle persone, come la riduzione del rischio di fratture.

Le nuove linee guida ribadiscono l’importanza di basare le raccomandazioni su studi clinici affidabili, dove i pazienti vengono scelti a caso (studi randomizzati), piuttosto che su studi osservazionali, che sono più soggetti a errori e confondimenti. Questo approccio aiuta a garantire che le raccomandazioni siano realmente utili per migliorare la salute dei pazienti.

Dai dati esaminati, non è emersa una correlazione significativa tra i livelli iniziali di vitamina D e i suoi effetti sulla salute. Anche analizzando sottogruppi con livelli di vitamina D particolarmente bassi, non ci sono prove solide che suggeriscano benefici specifici legati a determinati livelli di vitamina D.

Per le persone tra i 50 e i 74 anni, non è stato riscontrato alcun beneficio chiaro dall’integrazione con vitamina D. Tuttavia, per chi ha 75 anni o più, potrebbe esserci un piccolo ma importante beneficio, soprattutto in termini di riduzione del rischio di mortalità, cadute, fratture e infezioni respiratorie, anche se le prove a riguardo sono limitate.

Per gli adulti sotto i 50 anni e per le donne in gravidanza, non ci sono abbastanza prove per definire soglie di vitamina D che giustifichino un’integrazione di routine. In particolare, per gli adulti più giovani, le evidenze non supportano l’uso quotidiano di integratori di vitamina D, mentre per le donne in gravidanza i benefici potrebbero esserci, ma non sono chiaramente legati a livelli bassi di vitamina D.

1 – 18 anni19 – 74 anni>75 anniGravidanzaPrediabete
Il dosaggio di Vitamina D in assenza di sintomi NON E’ RACCOMANDATO
Supplementazione EmpiricaSupplementazione non raccomandata in assenza di indicazioni specificheSupplementazione suggerita per benefici “possibili”Raccomandata per ridurre il rischio di preeclampsia, mortalità intrauterina, parto pretermine e mortalità neonatalesuggerita per ridurre il rischio di progressione a diabete in soggetti con prediabete ad alto rischio.

Quando è rimborsata dal Sistema Sanitario Nazionale (SSN)?

Il SSN ha progressivamente messo un freno alla dispensazione incontrollata della Vitamina D, introducendo dei criteri (basati sulle linee guida scientifiche) per ottenere il farmaco con la partecipazione economica dello stato (in parole povere, per avere il farmaco prescritto con la ricetta).

I criteri attualmente utilizzati sono:

Indipendentemente dai livelli di Vitamina D nel sangue:Dopo valutazione dei livelli di Vitamina D nel sangue:
 <12ng/dL<20ng/dL<30ng/dL
pazienti istituzionalizzati (in case di cura, RSA, ecc.), pazienti allettati o con gravi deficit motori, donne in gravidanza, pazienti affetti da osteoporosi che non possono assumere farmaci remineralizzanti;in qualsiasi casoin pazienti che assumono farmaci che interagiscono col metabolismo della Vit.D (cortisonici, antiepilettici, ecc.) o che hanno patologie che riducono l’assorbimento (intestinali, epatiche, renali, biliari);in pazienti affetti da iperparatiroidismo primario o in caso di terapia propedeutica all’assunzione di farmaci demineralizzanti;

Quando bisogna assumere la Vitamina D?

L’assunzione della Vitamina D come supplementazione della dieta non ha dei parametri fissi e assoluti, come visto. Ogni individuo ha esigenze diverse che necessitano di una valutazione medica che miri alla personalizzazione della terapia (tramite dieta, modifica degli stili di vita o integrazione farmacologica).

L’assunzione di Vitamina D può avere effetti benefici ma anche potenzialmente tossici, per questo è bene rivolgersi al medico prima di iniziare l’assunzione di questa vitamina come di qualsiasi farmaco e integratore.

Conclusioni

La gestione della vitamina D deve essere personalizzata, considerando sia le linee guida della Endocrine Society che la Nota 96 dell’AIFA. Per i pazienti è fondamentale valutare attentamente i rischi di carenza, evitando sia la sovra-supplementazione che l’uso eccessivo di test diagnostici. In caso di dubbi, la consultazione con il proprio medico di fiducia e una valutazione clinica dettagliata sono passi essenziali per una gestione appropriata della salute del paziente.

Se hai domande o desideri ulteriori chiarimenti riguardo alla tua situazione specifica, non esitare a contattare lo studio.

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